All' assemblea di Confindustria a Trento, Ferrazza interviene per ribadire "più industria, più lavoro, più benessere"

Mi piace molto il titolo che avete scelto per questa assemblea. La sfida “più industria, più lavoro e più benessere” è certamente la sfida che il governo ha davanti e che deve essere vinta. Fin dal nostro insediamento abbiamo chiarito che le priorità da affrontare sono quelle della crescita, del lavoro e quindi della possibilità per i cittadini, per le famiglie e per le imprese di godere dei frutti di una nuova fase economica.


La crescita e i vincoli di bilancio
Come ben sapete sono una sfida di enorme portata, non facile da vincere. I vincoli di bilancio che l’Europa e in via indiretta i mercati ci pongono sono infatti stringenti, compito che abbiamo quindi è doppiamente arduo, perché l’esigenza di una svolta nella politica economica e fiscale, che tutti sentiamo come necessaria, contrasta con i numeri delle finanze pubbliche.

Oltretutto la fase che viviamo è particolarmente delicata poiché, come ha ricordato ieri anche il Ministro Giovannini, il governo si è trovato a operare al termine della programmazione europea 2007-2013 e prima che si sia avviata la nuova programmazione. Questo, insieme alla scelta di non varare ulteriori manovre di bilancio, comporta per noi una limitatissima libertà di movimento.

Ma ci sono delle novità positive e i sacrifici che noi italiani abbiamo fatto negli ultimi due anni sono stati fondamentali per creare le condizioni per la nuova fase di sviluppo che stiamo rilanciando.

La chiusura della procedura d’infrazione europea sul disavanzo è un’ottima notizia e nei prossimi mesi ci consentirà di mobilitare risorse fino a 10-12 miliardi da destinare agli investimenti. E’ una grandissima opportunità, che va allo stesso tempo accompagnata da un lavoro molto serio da svolgere in sede europea per arrivare alla revisione del patto di stabilità, in modo che gli investimenti produttivi non vengano conteggiati come deficit. Questo potrà aiutarci anche nella revisione del patto di stabilità interno, che come Ministero delle autonomie ci siamo impegnati ad affrontare in tempi rapidi insieme agli enti locali e ai Ministri competenti. E’ essenziale che gli enti locali virtuosi possano investire le risorse che hanno in cassa per creare benessere nelle proprie comunità....
Per poter trovare nuove risorse è essenziale che il governo continui l’azione di revisione della spesa pubblica.

E’ necessario responsabilizzare gli amministratori, rendendo la spesa trasparente e verificabile da parte dei cittadini.

Molte delle risorse che il governo aveva a disposizione per il pagamento dei debiti P.A. sono state già impegnate per il pagamento dei debiti accumulati negli scorsi anni dalle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. L’importo già stanziato è di circa 40 miliardi di euro, una cifra certamente rilevante se si considera che l’intero bilancio statale per il 2012 ammontava a circa 800 miliardi. Siamo convinti che questa prima iniezione di liquidità manifesterà ben presto i suoi benèfici effetti sul sistema economico in termini di crescita e di ripresa. Inoltre, il governo si è impegnato a completare tutti i pagamenti arretrati, per un ulteriore ammontare quantificato dal Ministro Saccomanni in 20-30 miliardi di euro, entro il 2014.

E’ notizia di questa settimana che la crisi ha comportato nel settore edile la perdita di quasi 450mila posti di lavoro e il fallimento di più di 11mila imprese. Proprio per questo, uno dei primi provvedimenti varati dal governo è stata la proroga, con l’aumento al 65%, della detrazione fiscale per gli interventi di efficienza energetica negli edifici e allo stesso tempo la conferma della detrazione al 50% per le ristrutturazioni edilizie e l’estensione dell’ambito di applicazione anche al comparto arredo.

Anche il “decreto del fare” è stato improntato alla realizzazione di interventi in grado di restituire fiducia al mondo dell’economia e invertire le aspettative sul ciclo economico. La logica con cui abbiamo agito è quella di valorizzare al massimo le (purtroppo scarse) risorse pubbliche disponibili come leva per stimolare gli investimenti privati, attivando così un effetto moltiplicatore. Gli obiettivi fondamentali sono rilanciare gli investimenti, facilitare l’accesso al credito soprattutto per le piccole e medie imprese e ridurre i costi energetici.

Proprio ieri, il Presidente Squinzi ha sottolineato con forza il peso che il cosiddetto “credit crunch” ha sulle imprese. Con il “decreto del fare” abbiamo cercato di rispondere a questa emergenza. Vogliamo creare le condizioni perché le imprese tornino a investire e per questo abbiamo previsto l’attivazione di un canale di finanza agevolata a favore delle imprese che intendono rinnovare i processi produttivi, acquistando nuovi macchinari e beni strumentali. La Cassa Depositi e Prestiti assicurerà risorse pari a 5 miliardi, utilizzabili per un finanziamento massimo di 2 milioni di euro per azienda. In questo modo le imprese potranno beneficiare di un tasso d’interesse dimezzato rispetto a quello di mercato.

Sempre per quanto riguarda l’accesso al credito, il decreto prevede il potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia, per consentire l’accesso a una platea molto più ampia di piccole e medie imprese. Verranno quindi rivisti i criteri di accesso per il rilascio della garanzia e verrà attivato credito aggiuntivo per circa 50 miliardi.

Questa settimana poi abbiamo varato il disegno di legge sulla semplificazione. Si tratta di un pacchetto di misure a costo zero che permetteranno di ridurre gli oneri amministrativi gravanti sulle imprese. Oltre alla estensione della validità del Durc (Documento unico di regolarità contributiva), che avevamo già introdotto col “dl fare”, ci sono alcuni punti di particolare interesse per il mondo produttivo: il tutor d’impresa, la semplificazione degli adempimenti in materia di sorveglianza sanitaria e quella delle partecipazioni alle gare d’appalto per le pmi.

Le emergenze
Gli altri settori di più grande attualità su cui il governo è concentrato sono, come sapete, la lotta alla disoccupazione e gli interventi su Imu e Iva.



Il lavoro
In Italia ci sono al momento più di 3 milioni di disoccupati. Tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni la disoccupazione arriva al 40%. Ci sono inoltre circa 2,5 milioni di “neet” (in italiano ne-ne), ovvero di giovani che non cercano lavoro e non stanno seguendo un percorso di formazione e che costano allo Stato circa 24 miliardi di euro l’anno, un punto e mezzo di pil. E’ ovvio che il governo ha come priorità assoluta quella di realizzare le condizioni che portino alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Da un lato questo dipende molto dal ciclo economico e una prima risposta viene quindi proprio da quegli stimoli all’economia di cui in parte ho già parlato. Senza incentivi alla crescita non ci può essere la ripresa economica. In altre parole, come spesso si dice, la macchina non può ripartire se prima non la riforniamo di benzina ed è quello che stiamo cercando di fare. Dall’altro però è necessario anche prevedere una modifica degli strumenti normativi che regolano il mercato del lavoro, rendendo più facile per le aziende assumere quando ne hanno la possibilità e la necessità. Per questo nei prossimi giorni daremo il via libera a un primo provvedimento di “manutenzione e messa a punto” della riforma Fornero, che punterà alla semplificazione e flessibilizzazione delle regole sulle assunzioni, in primo luogo riducendo gli intervalli tra un contratto a tempo e il successivo, e al rafforzamento delle agevolazioni fiscali per le imprese che assumono, soprattutto se assumono giovani. Il cuneo fiscale, come ogni imprenditore sa, è uno degli elementi più sfavorevoli che caratterizzano il mercato del lavoro italiano. Nei prossimi anni una delle sfide sarà quella di abbatterlo in modo che ciò che l’impresa paga per il lavoratore non finisca in gran parte nelle tasche dello Stato ma in quelle del lavoratore stesso permettendo un recupero della propria capacità di spesa.



L’Imu e l’Iva
Il governo, con il Ministro Saccomanni, è impegnato e sarà impegnato fino all’ultimo istante utile nella ricerca delle risorse per evitare l’aumento dell’Iva. Siamo tutti assolutamente convinti di questa necessità, soprattutto visti i risultati che il precedente aumento ha avuto sulla contrazione dei consumi e quindi, paradossalmente, sulle entrate statali. Secondo i dati della Cgia di Mestre, nei primi 4 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2012 il gettito Iva è diminuito di 2,3

miliardi. Tuttavia poiché le entrate previste dall’aumento sono state già inserite in bilancio è assolutamente necessario trovare una copertura alternativa.

Allo stesso modo ci siamo impegnati a riformare entro settembre l’imposizione sulla casa, ma non solo. All’esame del governo, infatti, c’è da un lato l’Imu e dall’altro ci sono la Tares e l’imposizione sui beni strumentali delle imprese assimilabili alla prima casa come capannoni e negozi. Crediamo sia necessario creare dei meccanismi di esenzione e introdurre forme di deducibilità per le imprese.



Una sfida con molte battaglie ma per vincere la guerra dobbiamo formare un fronte comune. Mio è l’impegno ad accompagnare le riforme svolgendo il ruolo di interprete traducendo in azioni le esigenze che provengono alle assemblee dalle varie categorie quali, come oggi, partecipo volentieri, con lo scopo di raccogliere i diversi spunti.